A colpire gli occhi e il sentimento di chi ama i tappeti orientali è proprio il forte richiamo storico e culturale che sanno evocare. Spesso per gli Occidentali il tappeto viene generalmente considerato una copertura e un ornamento
dei pavimenti e vengono prediletti i tessuti naturali per il confort,
la resa dei colori e la durata, ma per gli Orientali esso rappresenta l’unico vero arredamento della casa, sia per la persona ricca che per quella indigente.
Nelle grandi sale da ricevimento (o talar) i tappeti, oltre che ornare il suolo, fungono da divani, cuscini, arazzi, portiere. Stesi sulla soglia danno il benvenuto a chi entra nella casa mentre nella camera da letto sovente rappresenta il giaciglio su cui ci si stende di notte per poi arrotolarlo di giorno.
Fondamentale inoltre è la funzione religiosa del tappeto: si pensi solamente al preciso uso del tappeto da preghiera, che da qualcuno è stato definito “un credo a colori“. Tappeti rari e preziosi si trovano in tutti i templi e presso tutte le religioni. Nell’antico Egitto essi costituivano la decorazione murale delle tombe e venivano stesi a terra per farvi giacere il toro sacro.
Prima di Maometto ornavano la Kaaba
(l’edificio sacro al centro della grande Moschea della Mecca,
considerato la dimora di Dio sulla terra) e durante l’era maomettana
(570-632 d.c.) le moschee e i minareti ne erano letteralmente ricoperti.
Tappeti preziosi non sono mai mancati neppure nei templi buddhisti e nelle cattedrali cristiane.
Basti pensare che su un antico tappeto persiamo, conservato al Museo
Poldi Pezzoli di Milano, è stato scritto: “Hanno filato la sua trama con
filo dell’anima”…
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