MINO FIOCCHI, L'ARCHITETTO-POETA DELLE VILLE LOMBARDE
Martedì 26 gennaio alle ore 18 in villa Necchi Campiglio, via Mozart 14, Milano, viene presentato il volume "Mino Fiocchi disegni di architettura. Residenze unifamiliari tra lago e montagna" (Cattaneo Editore) a cura dalle docenti del Politecnico di Milano-Polo territoriale di Lecco Adele Carla Buratti e Ornella Selvafolta. Introduce Lucia Borromeo, Ufficio valorizzazione FAI; intervengono Fulvio Irace, Politecnico di Milano (Mino Fiocchi, architetto del Novecento) e le curatrici Buratti e Selvafolta (Abitare in villa nel Novecento. Le case di Fiocchi: disegni, architetture, paesaggi). La ricostruzione dell'iter creativo e procedurale dell'architetto è stata resa possibile anche grazie alla preziosa disponibilità delle famiglie proprietarie delle ville.
In campagna, tra i laghi o sulle pendici alpine, le ville hanno costellato il percorso professionale dell'architetto Mino Fiocchi e hanno costituito il filo conduttore della sua personale poetica nel solco del Novecento milanese. Per la prima volta il volume ne ripercorre l'opera grazie allo studio diretto dei disegni conservati nel suo archivio, evidenziando come dal costante impegno nel progetto della residenza unifamiliare siano nate abitazioni di grande qualità e in esemplare equilibrio tra valori architettonici e valori paesaggistici.
Giacomo Fiocchi detto Mino, nato a Lecco nel 1893 in una famiglia di imprenditori, ha studiato architettura al Politecnico di Milano dove, con G. De Finetti, E. Lancia, G. Muzio, G. Ponti, costituì il gruppo Novecento milanese sotto la guida di G. Moretti, importante esponente di quella cultura eclettica milanese da cui prese le mosse il liberty, ponendosi come alternativa al razionalismo dei più giovani quali F. Albini, I. Gardella, G. Terragni, e il gruppo B.B.P.R. (G.L. Banfi, L. Belgioioso, E. Peressutti ed E.N. Rogers). Fiocchi sviluppò uno stile personale di semplificazione formale degli elementi classici dell'architettura; lavorò tutta la vita seguendo un processo di studio e di reimpiego di forme tratte soprattutto dall'architettura palladiana e da quella neoclassica lombarda. Mantenendosi sulle proprie scelte con rigorosa coerenza, disegnò tutta la sua opera con lo stesso preciso tratto a matita; non ebbe mai collaboratori e i suoi progetti raramente subirono l'influenza dei movimenti artistici, con cui aveva peraltro frequenti contatti.
Scomparso nel 1983, lavorò dal 1921 al 1975 progettando e costruendo moltissime abitazioni. Il tema delle tipologie residenziali, dalla casa popolare alla villa, dal palazzo urbano al rifugio di montagna, fu argomento di ricerca di tutta la sua vita, a parte poche eccezioni. In Milano si ricordano in particolare le importanti case e ville per le famiglie Falck, Campanini e Monzino.
Foto: Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia con l'arch. Franco Albini
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